BERGAMO - 79^ Assemblea Pubblica: “Imprese artigiane in prima linea per una vera ed efficace inclusione lavorativa”
Le imprese artigiane, e le associazioni di categoria come Confartigianato, sono e saranno in prima linea nel favorire una vera inclusione lavorativa dei migranti, trasformando una sfida demografica in un’opportunità per il futuro dell’Italia. Perché un percorso di integrazione, se ben gestito, non solo aiuta a risolvere la mancanza di personale di cui le imprese soffrono, ma arricchisce anche il tessuto imprenditoriale con nuove competenze e prospettive.
È il messaggio lanciato, lunedì 28 ottobre, dalla 79^ Assemblea Pubblica di Confartigianato Imprese Bergamo che si è tenuta presso il Teatro Donizetti (in una gremita Sala della Musica “Tremaglia”), alla presenza del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli.
L’Assemblea, dal titolo “DIVERSITÀ DI SVILUPPO. L’impatto dell’inclusione nelle PMI italiane”, si è focalizzata su un tema di grande rilevanza: l’inclusione dei lavoratori stranieri nelle imprese artigiane e PMI.
Mai come oggi, infatti, il mondo produttivo si trova a dover affrontare una sfida strategica: come integrare lavoratori stranieri per colmare il gap occupazionale, risolvere la carenza di manodopera qualificata e valorizzare le competenze disponibili.
L’Assemblea è cominciata in maniera solenne con l’esecuzione dal vivo (voce e pianoforte) dell’Inno nazionale e di un’aria d’opera da parte dei giovani allievi del Politecnico delle Arti di Bergamo.
Gli allievi si sono esibiti anche al termine dell’Assemblea, con l’esecuzione di “Una furtiva lacrima” di Gaetano Donizetti, dopo i saluti di Giorgio Berta, presidente del Politecnico delle Arti e della Fondazione Teatro Donizetti.
I lavori sono stati aperti dal direttore Stefano Maroni che ha ricordato come l’obiettivo dell’Assemblea sia quello di mettere al centro dell’attenzione il tema dell’integrazione dei lavoratori stranieri nelle imprese, quale risposta al problema della carenza di manodopera.
L’Assemblea è quindi entrata nel vivo con la relazione del presidente Giacinto Giambellini, che ha esordito partendo da un dato cruciale: nel futuro non assisteremo a una diminuzione dei posti di lavoro, bensì a una diminuzione dei lavoratori.
Questo cambiamento, causato dall'invecchiamento della popolazione e dalla mancanza di ricambio generazionale, rappresenta una sfida epocale.
“Negli ultimi dieci anni – ha sottolineato – la forza lavoro tra i 15 e i 64 anni è diminuita di oltre un milione e mezzo di persone, con una forte riduzione nella fascia 35-49 anni e un aumento dei lavoratori over 50. Se questa tendenza persiste, entro il 2050 l’Italia potrebbe perdere il 15% della forza lavoro”.
Un fenomeno che potrebbe mitigare questa crisi è l’immigrazione che, se gestita correttamente, potrebbe colmare il gap di manodopera.
A dimostrazione di ciò, il presidente ha citato i più recenti dati Eurostat, che dimostrano come, senza immigrazione, entro il 2050 per ogni persona attiva ce ne sarebbe una non attiva. Inoltre, evidenzia che molti dei profili richiesti dalle aziende italiane, tra cui pulizie, imballaggio, magazzinaggio, ristorazione, muratura ed elettricisti, potrebbero essere coperti da lavoratori stranieri.
Ma come può essere visto il fenomeno migratorio con l’occhio dell’impresa artigiana?
Giambellini ha innanzitutto sottolineato l’importanza di promuovere politiche di inclusione lavorativa, specialmente per le categorie vulnerabili, come le donne migranti. L’immigrazione, infatti, gioca un ruolo chiave in diversi settori economici, tra cui i servizi personali (30,4% di lavoratori stranieri), l’agricoltura (18%) e la ristorazione (17%). Inoltre, dai dati del 2023, il 29% dei lavoratori dipendenti stranieri è concentrato in Lombardia, e il 13% delle imprese italiane è gestito da stranieri.
Nell'artigianato, il 9% degli artigiani non è comunitario, con una forte presenza in Lombardia. Si tratta di una popolazione giovane: nel 2023, il 30,4% degli artigiani non comunitari aveva meno di 40 anni, mentre solo il 17,3% superava i 55 anni, a fronte di una media nazionale del 40,6%.
Passando alla provincia di Bergamo, la previsione è che entro il 2028 gli immigrati copriranno il 21,3% del fabbisogno di personale, con picchi nei settori artigianali. Attualmente, nella nostra provincia si contano oltre 10.000 imprese gestite da stranieri, di cui più di 4.000 artigiane, pari al 14,2% del totale artigianale.
Giambellini ha specificato come l’immigrazione non sia, ovviamente, l’unica soluzione a questa crisi demografica.
“È fondamentale promuovere anche la parità di genere, aumentare l’occupazione giovanile e prolungare le carriere lavorative – ha chiarito –. Tuttavia, il lavoro resta il fulcro dell’inclusione, come riporta l’articolo 1 della Costituzione italiana, ‘L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro’: la cittadinanza stessa, quindi, si fonda sul lavoro, attraverso il quale si costruisce dignità e si partecipa al benessere collettivo. Senza il lavoro, l’integrazione rimane infatti un concetto astratto”.
Giambellini ha ricordato l’impegno di Confartigianato a promuovere tre concetti fondamentali e non più eludibili: inclusione, facilitazione e formazione.
“Includere significa accogliere e integrare i lavoratori stranieri. Facilitare implica collaborare con le istituzioni per rappresentare e tutelare i propri associati, promuovendo, ad esempio, l'accelerazione del riconoscimento delle qualifiche professionali straniere. Formare significa infine offrire percorsi di apprendimento e tirocinio per i migranti, favorendo una piena integrazione nel mercato del lavoro”.
Al termine della relazione del presidente, sono intervenute per un saluto diverse autorità presenti in sala.
La sindaca di Bergamo Elena Carnevali si è focalizzata sulla necessità di manodopera spiegando come le politiche di integrazione si realizzano sul territorio, facendo sistema tra tutti gli attori, dovendo necessariamente andare di pari passo con l’incentivazione dell’occupazione femminile.
Claudia Maria Terzi, assessore alle Infrastrutture e opere pubbliche Regione Lombardia, ha ricordato il successo dei progetti di integrazione messi in campo dal Pirellone, mediante il dialogo col mondo produttivo.
Pasquale Gandolfi, presidente della Provincia di Bergamo, ha parlato del buon funzionamento dei centri per l’impiego che da due anni e mezzo sono gestiti dall’ente di Via Tasso.
Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di commercio di Bergamo, ha ricordato come nell’agenda dell’ente e della società collegata Bergamo Sviluppo, accanto al tema del digitale e al tema ecologico-energetico, una parte importante riveste la ricerca di nuove competenze .
Sergio Cavalieri, rettore dell'Università degli studi di Bergamo, ha ricordato che fra 10 o 15 anni, gli studenti bergamaschi saranno prevalentemente immigrati di seconda generazione.
Infine, don Cristiano Re, delegato vescovile per la Vita Sociale, ha sottolineato come il tema dell’assemblea sia un interrogativo di umanità. Il tema del lavoro, ha detto, da solo non basta: deve essere accompagnato da legami, affetti, e dalla costruzione di un posto nel mondo che sia di tutti.
Presenti anche il consigliere regionale Giovanni Malanchini, i deputati del parlamento italiano Rebecca Frassini e Vinicio Peluffo, e gli europarlamentari Lara Magoni e Giorgio Gori.
La parola è quindi tornata al direttore Stefano Maroni, per la presentazione del Bilancio Sociale e di Sostenibilità 2023.
Hanno poi preso la parola i presidenti dei tre Movimenti associativi di Confartigianato Imprese Bergamo.
Cecilio Testa, presidente di ANAP Bergamo (Associazione Nazionale Anziani e Pensionati), ha voluto cedere la parola alle presidenti degli altri Movimenti, in particolare del Movimento Giovani.
Rita Messina Moretti, presidente del Movimento Donne Impresa, ha sottolineato come i lavoratori stranieri possano arricchire le aziende portando competenze, esperienze e una visione diversa, contribuendo anche in settori poco attraenti per i giovani italiani.
Valentina Brunelli, presidente del Movimento Giovani Imprenditori, ha affrontato la questione della carenza di manodopera qualificata, evidenziando la necessità di un approccio innovativo per attrarre e valorizzare i giovani talenti. Ha proposto soluzioni concrete, come la mentorship interna e la rotazione delle mansioni, per garantire ai giovani una formazione pratica e trasversale.
A concludere l’Assemblea, l’intervento del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli che ha voluto raccontare la storia di un’impresa della regione in cui vive, l’Emilia-Romagna. È la storia di un artigiano del settore vinicolo che, per necessità di manodopera, ha assunto diversi lavoratori migranti, creando un gruppo fra i dipendenti più esperti che li ha potuti formare all’interno dell’azienda stessa.
Granelli ha poi allargato lo sguardo sulle nuove generazioni e sulla necessità di attrarre i giovani per dare un futuro all’artigianato.
Ha spiegato che in futuro vedremo probabilmente sparire tanti lavori di routine, standardizzati, ma l’essenza del lavoro artigiano, fatto non solo di manualità ma anche di progettualità, “mente e cuore”, non potrà mai essere sostituita da robot o intelligenza artificiale.
“Per questo dico che oggi l’artigianato è un artigianato moderno, 5.0, e i giovani rappresentano per noi una grande sfida di inclusione che dobbiamo portare avanti. Ci stiamo impegnando al massimo per attirarli verso le nostre professioni e il nostro mondo di Confartigianato: qualche mese fa, per esempio, abbiamo dato vita a un progetto che si chiama “L’Artigianato che ci piace” con il professore di fisica Vincenzo Schettini, perché tramite queste figure molto seguite sui social, possiamo entrare in sintonia con le nuove generazioni”.
Proprio sul fronte della comunicazione, il presidente nazionale ha aggiunto come l’artigiano, solitamente restio a raccontare le grandi cose che riesce a fare, deve imparare a colmare questa carenza comunicativa: “Dobbiamo invece imparare a comunicare diversamente, usando influencer, andando sui social, per raccontare il valore che sappiamo portare nei territori”.
Granelli ha anche affrontato il tema dell’apprendistato: “Per noi è una grande battaglia, perché lo vediamo come lo strumento migliore per poter entrare in azienda, con un grande vantaggio: i titolari d’azienda, con la loro esperienza e professionalità, sono infatti quelli che meglio di altri sono in grado di formare e di dare una qualità di preparazione che in una grande azienda non si trova. Da noi il termine flessibilità è d’obbligo: nelle grandi aziende le competenze sono molto spesso settorializzate, mentre nell’artigianato bisogna saper fare più mansioni. Noi vorremmo “catturare” questi giovani e fare in modo che possano trovare soddisfazione e gratificazione anche da un punto di vista economico”.
Ha inoltre invitato a superare la contrapposizione accademica tra lavoro manuale e intellettuale.
Infine, tornando al tema della serata, ha sottolineato come l’immigrazione vada affrontata senza troppo buonismo ma anche senza eccessivi populismi.
E, a tal proposito, ha ricordato il successo della scuola delle professioni artigiane che all’inizio degli anni Duemila Confartigianato ha aperto in Etiopia, formando lavoratori e attuando scambi con le imprese italiane.
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